Testimoni di Cristo e servitori autentici: promulgato il Direttorio per il diaconato permanente

Con un decreto firmato il 29 giugno, solennità dei Santi Pietro e Paolo Apostoli, l’Arcivescovo Erio Castellucci ha promulgato ad experimentum per cinque anni il Direttorio per il diaconato permanente nell’Arcidiocesi di Modena–Nonantola e nella Diocesi di Carpi, «desiderando incentivare l’impegno e il servizio di coloro che si dedicano ad edificare la Chiesa attraverso la vita liturgica, pastorale o nelle opere sociali e caritative e che, con il sacro ordine del diaconato, si uniscono più intimamente al Vescovo per compiere il proprio ministero con maggiore efficacia, attraverso la grazia sacramentale dell’ordine che gli è proprio». Il Direttorio, relativo al solo diaconato permanente, «riguarda sia la formazione al diaconato che l’esercizio del diaconato e rimane un punto di riferimento per le comunità parrocchiali e i parroci che le guidano, per gli educatori responsabili e i formatori degli aspiranti e dei candidati al diaconato, per gli stessi soggetti chiamati al Sacro Ordine». Come si spiega nel «Direttorio pratico» pubblicato, il diaconato nella sua forma permanente è un dono accolto nelle nostre diocesi da oltre tre decenni. Ristabilito dal Concilio Vaticano II, è stato ripetutamente regolato e approfondito nei documenti del magistero successivo, specialmente con San Paolo VI e San Giovanni Paolo II. Nel «Direttorio pratico» sono concentrate alcune linee operative, nell’ottica suggerita da Papa Francesco in Evangelii Gaudium 231–233: la realtà è superiore all’idea. Tra la pratica e la teoria deve cioè realizzarsi un circolo virtuoso che, a partire dalle esperienze, possa mettere a fuoco i concetti, i quali a loro volta alimentano nuove esperienze. Un processo nutrito dal confronto costante con la parola di Dio. Dai versetti del Nuovo Testamento in cui si fa riferimento al diaconato nasce l’individuazione del suo proprium come «segno sacramentale di Cristo Servo», come ripetono vari testi del magistero.

Evidenziando la fisionomia di «Cristo Servo», il diacono testimonia a tutti come la forza del servizio autentico venga da Cristo, vivendo e operando in unità articolata e organica con vescovo e presbiteri. Se il presbitero raduna la comunità profetica, sacerdotale e regale attorno alla celebrazione eucaristica, il diacono sta sulla «soglia» che unisce comunità cristiana e civile, operando attraverso la testimonianza e l’azione, in una collaborazione da cercare e vivere come impegno e dono prezioso secondo la metafora che, partendo dal vescovo, vede in loro le braccia che danno forma concreta all’opera pastorale. Il diaconato è aperto agli uomini celibi o coniugati che si siano sperimentati per alcuni anni nella loro scelta; per iniziare il percorso, i celibi dovranno avere compiuto 25 anni e i coniugati 35, ma non averne più di 60. La preparazione richiede almeno quattro anni, scanditi da alcune tappe: aspirantato, ammissione tra i candidati, lettorato, accolitato. Le dimensioni della formazione assunte dalle diocesi sono quattro: umana, pastorale, spirituale e teologica. La formazione permanente si muove sulle stesse direttrici di quella preparatoria, seppure con modalità differenti. In forza dell’ordine ricevuto, i diaconi sono uniti dalla realtà sacramentale e chiamati a vivere il ministero nella fraternità diaconale, sentendosi legati nel vincolo della carità, della preghiera, dell’obbedienza al vescovo, della dedizione pastorale e della corresponsabilità. Per favorire la formazione, le diocesi propongono appuntamenti annuali comuni. La triplice diaconia – della parola, dei sacramenti e della carità – si alimenta comunque nell’esercizio concreto del ministero: un diacono verrà «plasmato» dal servizio che porta avanti e non solo dalla sua preparazione teorica. Il fatto stesso di proclamare e predicare il Vangelo lo spinge ad approfondire la parola di Dio; l’azione di celebrare alcuni sacramenti lo aiuta a mantenersi in una vita di grazia; l’incontro con le persone, specialmente quelle ferite nel corpo e nell’anima, lo stimola a farsi segno di Cristo servo e povero. La testimonianza del diacono, dunque, non solo ricade sulla comunità cristiana ma prende linfa dal servizio stesso alla comunità.

Decreto di Promulgazione del Direttorio per il Diaconato Arcidiocesi di Modena–Nonantola e Diocesi di Carpi

Direttorio per il Diaconato Arcidiocesi di Modena–Nonantola e Diocesi di Carpi