In Seminario due nuovi lettori

 

“Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo”. Il consiglio che gli apostoli danno a Gesù sembra dettato dal buon senso: la folla è ormai stanca, dopo una giornata trascorsa all’aria aperta ascoltando Gesù e facendo la fila per ottenere la guarigione dalle malattie; sta calando la sera e la cosa migliore sembra ai Dodici quella di chiudere le attività e sciogliere le righe. Oltretutto anche loro dovevano essere stanchi, perché non era facile organizzare il servizio d’ordine attorno a un carismatico come Gesù, mettere in fila le persone, sentire da ciascuno di cosa aveva bisogno, e così via. Perciò a sera, così pensano o discepoli, è giusto che ognuno vada a procurarsi da mangiare e da dormire e si ricominci il giorno dopo. Ma a Gesù quest’idea non sta bene; a lui suona come un disinteresse per gli altri, come se gli apostoli avessero detto: ognuno si arrangi a risolvere i propri problemi.
Gesù ha un metodo diverso: se ci sono persone nel bisogno, occorre attivarsi per dare loro una mano. Per questo, a sorpresa, incarica i discepoli del compito di pensarci loro: “Voi stessi date loro da mangiare”. Loro speravano che la giornata lavorativa fosse finita, che la folla si disperdesse e potessero finalmente andare a mangiare e riposarsi; e invece Gesù li carica di un nuovo lavoro. Oltretutto è un compito assolutamente impossibile: con cinque pani e due pesci, è ridicolo pensare di poter sfamare migliaia di persone. Ma qui accade il primo miracolo, anzi il vero miracolo, che non è la moltiplicazione ma la condivisione. Potremmo dire che la moltiplicazione da parte di Gesù non è altro che la conseguenza della condivisione da parte degli uomini. La condivisione è un miracolo, perché è difficile mettere in comune quel poco che si ha. Il Vangelo non dice da dove venivano quei cinque pani e due pesci, ma sicuramente li aveva portati qualcuno che pensava di consumarli per sé o per la propria famiglia, in modo da avere la cena assicurata. E invece li tira fuori dalle tasche e li mette in comune. Non è un miracolo questo?
Con la mossa a sorpresa dell’incarico ai Dodici, Gesù riesce a trasformare una situazione passiva – discepoli stanchi e una folla affamata – in una situazione attiva, dove i discepoli si danno da fare per ordinare quegli individui in gruppi e dalla folla stessa emergono i pani e i pesci. Il miracolo della condivisione è che non ci sono attori e spettatori, ma tutti sono attori. Sono attori quelli che aiutano e quelli che vengono aiutati. È la logica del Vangelo, la logica della condivisione dei pani. Tutto quello che abbiamo il coraggio di condividere, di tirare fuori dalle tasche, ci viene restituito moltiplicato: il tempo, le energie, i beni, gli spazi. In una cultura così individualistica come la nostra, è davvero un miracolo condividere, che prima di essere una questione di carità è una questione di giustizia: non è sopportabile che vi siano milioni di persone affamate e assetate, quando il pane e l’acqua ci sarebbero per tutti; non è accettabile che vi siano innumerevoli persone bisognose di affetto e compagnia, quando esistono tanti che avrebbero energie e tempo per incontrarle e assisterle.
Cari Sherin e Tesvin, che oggi diventate lettori in vista del diaconato e del presbiterato: vi ringraziamo perché testimoniate il coraggio di tirare fuori dalle vostre tasche i cinque pani e i due pesci, cioè le vostre energie e i vostri doni; voi li consegnate a Gesù perché li moltiplichi e possiate poi condividerli, nutrendo le persone con il pane della Parola. Voi avete capito come Gesù ci inviti a non aspettare che la gente risolva da sé i problemi, o che ci pensi “qualcun altro” e avete preso sul serio il comando: “Voi stessi date loro da mangiare”. Grazie anche alle vostre famiglie lontane, ai vostri amici del Seminario, alle comunità nelle quali prestate servizio, Sant’Agnese e Madonnina, e ai rispettivi parroci. Grazie soprattutto ai superiori del Seminario che vi aiutano a vuotare le tasche, consegnando a Gesù i vostri doni, per avere la gioia di vedere moltiplicato tutto ciò che avrete condiviso.