Il pomeriggio di studio promosso dall'archivio diocesano e da Unimore - Presente Francesca Maria D’Agnelli, dell’Ufficio nazionale Beni culturali della Cei

“Patrimonio culturale accessibile – Digitalizzare e trascrivere con l’Intelligenza artificiale”

Da sinistra Al Kalak, Collorafi, Rioli e Panini

Pochi minuti fa si è concluso il pomeriggio di studi “Patrimonio culturale accessibile – Digitalizzare e trascrivere con l’Intelligenza artificiale” che si è tenuto al Palazzo arcivescovile, in Corso Duomo 34 a Modena.

L’iniziativa è stata organizzata dall’Archivio storico diocesano in collaborazione con l’Università di Modena e Reggio Emilia.

Tra i relatori era presente Francesca Maria D’Agnelli, storica dell’arte, archivista e bibliotecaria presso l’Ufficio beni culturali ecclesiastici della Cei, per la quale «l’Intelligenza artificiale potrà ulteriormente far evolvere le modalità di fruizione e valorizzazione del patrimonio portando a valore le potenzialità di comparazione ed elaborazione dei dati».
D’Agnelli ha ricordato che «le diocesi e gli istituti culturali ecclesiastici hanno attivato ormai da diversi anni progetti di conoscenza del patrimonio, dati e digitalizzazione, per attivare processi di conservazione e gestione del patrimonio».
Come esempio di digitalizzazione è stato citato anche il portale BeWeb che, secondo D’Agnelli, dove «descrizioni e digitalizzazioni sono consultabili mantenendo il contesto di riferimento».

Sono intervenuti anche Maria Chiara Rioli, direttrice del Master di II livello in Public & Digital History per il patrimonio culturale, Matteo Al Kalak, ordinario di Storia moderna presso il Dipartimento di Studi linguistici e culturali, Luca Panini, Gruppo Panini cultura, e Federico Boschetti, ricercatore Cnr-Ilc – unità di Venezia.

L’archivista diocesana Federica Collorafi ha illustrato il Corpus diplomatico contenente 2mila pergamene, il quale è stato in parte digitalizzato all’interno della piattaforma interattiva “Lodovico media library”, nata per rendere accessibile al pubblico beni culturali diversi.
«Il Corpus – ha spiegato – è ricco di documenti inediti, che danno conto della storia delle terre, degli uomini e della loro vita nella città e nel suo contado, fornendo, il più delle volte, la più antica testimonianza conosciuta di edifici, persone e luoghi».