«Distinguere i seduttori dai maestri autentici»

Quattro giorni di lavoro per ritrovarsi, accordarsi con il soffio dello Spirito e con i grandi cambiamenti che caratterizzano la società contemporanea. Si tratta del Convegno nazionale di Pastorale giovanile, svoltosi dal 29 aprile al 2 maggio nella splendida cornice del villaggio «Città del mare» di Terrasini, a pochi chilometri da Palermo. Ottocento persone provenienti da centosettanta diocesi italiane, responsabili delle pastorali giovanili diocesane e degli ordini religiosi di tutta Italia, comprese cinque persone del Servizio di pastorale giovanile di Modena–Nonantola. Tanti gli esperti intervenuti: dal filosofo Silvano Petrosino al priore di Taizè frère Alois, oltre al cardinale Gualtiero Bassetti e ai vescovi Pennisi, Lorefice e Fragnelli.

«Viviamo in un tempo – ha spiegato Petrosino in uno degli interventi iniziali – in cui è morto qualsiasi principio di autorità. Dobbiamo prenderne atto e ricordarcelo nel rapporto con i giovani. L’educatore cristiano dovrebbe riuscire a guidare dalla lettura del significato superficiale delle cose a quella del loro senso: aiutare a fare esperienza che c’è dell’Altro. Il nostro Dio è un Padre che non occupa mai tutta la scena, lascia spazio, ci rende autori del nostro bene. In una società che promette a tutti “striscioline di godimento” è importante distinguere il seduttore dal maestro: solo il secondo ti rende davvero fecondo ma la sua azione richiede tempo e sacrifici».

«Ascoltare i giovani – ha detto Frère Alois, portando con sè anche l’esperienza della comunità di Taizè – è il primo passo della pastorale giovanile, bisogna discernere i segni della presenza di Cristo nella loro vita.

Ed è importante pregare con i giovani, senza preoccuparsi di riempire la preghiera di parole». Il convegno di Palermo è anche il compimento di un percorso che in questi anni ha coinvolto la Chiesa italiana e non solo. E soprattutto dal sinodo dello scorso autunno si è deciso di partire per la compilazione di linee programmatiche che verranno fornite nei prossimi mesi a tutte le diocesi italiane e che sono state illustrate dal direttore della pastorale giovanile italiana don Michele Falabretti. «Mettersi davanti ai giovani pensando di salvare il mondo da soli è deludente e sbagliato – ha spiegato don Falabretti – . Dobbiamo capire le complessità e i cambiamenti del nostro tempo e lavorare insieme, coinvolgendo tutta la comunità. Dal Sinodo sono arrivate parole coraggiose da cui vogliamo partire: l’importanza di “esserci”, senza pensare troppo al numero delle presenze ma piuttosto alla nostra presenza; poi la comunicazione, tenendo presente le possibilità ma anche i limiti della tecnologia; l’importanza di unire la pastorale giovanile a quella vocazionale;riscoprire anche l’annuncio fatto attraverso la liturgia».

La cornice siciliana ha permesso anche di toccare luoghi significativi. Come la cattedrale i Palermo, dove si trova la tomba del beato Pino Puglisi. O il duomo di Monreale con la straordinarietà dei suoi mosaici che hanno ricordato a tutti anche l’importanza di una pastorale della bellezza. Quattro giorni che hanno aiutato a respirare l’essere Chiesa e la grandezza della sfida educativa, anche nel nostro tempo. Una sfida sintetizzata dal cardinale Gualtiero Bassetti: «Stiamo rischiando di costruire una società fondata sulla paura e la paura non ci fa vedere gli altri, figuriamoci gli ultimi e quelli che sono considerati scarti. Prego per voi e con voi, perché in Gesù possiate trovare la forza per sollevare prima voi stessi e poi i ragazzi dalle paure».