Famiglie e persone migranti

Mons. Giancarlo Perego, presidente di Migrantes, invitato a Modena a parlare di diritti delle persone e delle famiglie migranti, a partiredal messaggio di Benedetto XVI per l giornata, comincia con i numeri, che lasciano poco spazio all’interpretazione: in Italia vivono 5 milioni di immigrati, da 194 paesi, parlano0 140 lingue diverse. Nel mondo ci sono 214 milioni di migranti, la metà proviene da pesi dalla gravissima situazione economica e fugge dalla miseria: oltre un miliardo di persone è alla fame, a un miliardo e 200 milioni manca l’acqua potabile, quindi l’essenziale per vivere.

L’altra metà dei migranti proviene da paesi ‘ sono 22 ‘ con guerre in atto o che hanno subito disastri ambientali.
 
Da dove vengono i migranti? Dall’Africa, che però vede molte più presone spostarsi al suo interno di quelle che cercano di raggiungere il ‘primo mondo’, e da paesi asiatici come Cina, Filippine, Bangladesh e Pakistan. Nel 2030 la popolazione di India e Cina sarà di due miliardi di persone, nello stesso anno l’Europa avrà perso 50 milioni di persone e in Italia ci saranno 10/12 milioni di persone di origine straniera.
‘Il mondo è ai nostri confini ‘ afferma mons. Perego ‘ e spetta a noi costruirlo senza conflittualità. La crescita, nel nostro paese, si avrà solo grazie agli immigrati. La crisi inoltre non ha fermato le migrazioni: dei 335 mila nuovi arrivati dello scorso anno, 100 mila sono qui grazie ai ricongiungimenti familiari, 68 mila per il decreto flussi. Tra i nuovi nati nel nostro paese, il 13,5% ha entrambi i genitori stranieri, arriviamo al 20% se consideriamo i bambini con un solo genitore straniero. Ci sono un milione di minori stranieri, e 650 mila sono nati qui: per questo è urgente una riforma della legge sulla cittadinanza, per riconoscere ai bambini che nascono qui le tutele di legge, senza che siano subordinate a meccanismi economici’.
 
Ci sono poi le persone richiedenti asilo per motivi religiosi, per salute, perché perseguitati politici. I richiedenti asilo migrano per costrizione, per le persecuzioni di cui sono oggetto. ‘Il loro numero è in crescita ‘ ricorda ancora mons. Perego ‘ ma l’Italia non ha da 60 anni una legge che permetta di gestire ‘accoglienza di queste persone. In Europa i rifugiati sono 3 milioni, di cui solo 50 mila in Italia. E la nostra incapacità di gestire i permessi umanitari ha pesato molto nei mesi scorsi, quelli della primavera araba, per l’accoglienza di chi fuggiva da regimi totalitari’.
 
La nostra attenzione per il fenomeno migrazione deve essere alta e cambiare prospettiva: ‘ragioniamo anche in termini di integrazione sociale, di intercultura e di interreligiosità, non solo in merito alla sicurezza’.
Qualche numero anche sull’appartenenza religiosa: la metà dei migranti sono cristiani, poco meno di un milione si professa cattolico. Vengono poi islamici, buddisti ed induisti, mentre oltre 700 mila persone non dichiarano alcuna appartenenza. ‘Le copie miste sono 250 mila in Italia, la famiglia e la scuola sono le prime realtà che si confrontano con lo stato dei fatti’.
 
 
Poi mons. Perego presenta altri dati che parlano sempre più chiaro: ‘Gli immigrati portano alle casse dello stato 12,5 miliardi di euro, e ne costano circa 11 miliardi: significa un miliardo e mezzo di utile. Se guardiamo le casse dell’Inps, i lavoratori stranieri, vi versano 7,5 miliardi l’anno: considerando che il 30% degli italiani sono pensionati, contro un 1% degli stranieri, senza questi lavoratori l’Inps sarebbe in deficit, mentre ha un utile di 6 miliardi annui. E c’è di più: questo 10% di popolazione immigrata manda nei paesi d’origine 6,5 miliardi l’anno in rimesse: la cooperazione internazionale fatta dai poveri per i più poveri, mentre il restante 90% della popolazione spende in cooperazione solo 200 milioni di euro, che spesso vanno poi ad imprese italiane che lavorano all’estero’.
Un altro tasto dolente è quello dell’informazione: nell’80% degli articoli presi in considerazione si attua l’equazione migrante=criminale. ‘Ci sono 25 mila stranieri in carcere, che influenzano lì’opinione pubblica anche per quei 5 milioni che vivono nelle nostre case, lavorano e sono una risorsa importante per il paese. Un dato significativo però viene dal fatto che, se lo straniero è qui con la famiglia, delinque 4 volte meno rispetto agli italiani’.
 
Che cosa serve dunque, anche nella prassi pastorale?
‘In primo luogo conoscenza. Migrantes, in occasione della giornata dedicata alle migrazioni, nata nel 1914 per accompagnare gli italiani che cercavano fortuna nel mondo, ribadisce il suo supporto per comprendere il fenomeno nuovo dell’immigrazione. Serve poi superare la paura. In un’indagine fatta a Carpi, è emerso che 7 membri su 10 dei Consigli pastorali hanno paura degli immigrati, quando la media nazionale indica 6 su 10. Tra i giovani invece, che vivono quotidianamente l’incontro, solo 2 su 10 hanno paura. Dovremmo fare della parrocchia il luogo dell’incontro, delle relazioni, che permettono di superare la paura, quella che fa sposare certe tesi ed esasperare il negativo. Anche il luogo dell’accompagnamento: per i bambini che devono andare a scuola, e ottengono mensa e trasporto nel giro di due anni, per le persone che, in due casi su tre, anche se regolari non hanno un medico di famiglia. Per questo la visita alle famiglie, in un paese in cui anche un milione di italiano cambia regione ogni anno, serve per conoscere qual è la realtà del territorio, riorganizzando luoghi ed esperienze, perché oggi non siamo in grado di riconoscere le perone che vivono con noi’.
Anche l’ecumenismo ed il dialogo interreligioso assumono una prospettiva diversa: ‘Gli altri cristiani con cui pregare sono qui, ora. se pensiamo ad un anziano, con la sua badante, magari dell’Est Europa, dobbiamo sapere che ci sono preghiere comuni e santi che possono pregare insieme. Per quanto riguarda l’Islam è possibile andare oltre la propaganda che dipinge l’Islam come violento e sanguinario. Magari rileggendo la Nostra Aetate, nell’anniversario del Concilio, e facendo formazione su questi documenti della Chiesa’.
 
Un altro punto di forza, nelle parole di mons. Perego, sono i giovani. ‘La sfida è fare in modo che i luoghi di crescita, scuola, oratorio, sport, siano davvero luoghi di relazioni. Sfatiamo un altro pregiudizio, che vede negli stranieri a ragione del calo di scelte per l’ora di religione: il 56% dei giovani stranieri frequenta l’ora di religione, il 35% di questi giovani non sono cattolici: questa è una grande opportunità sul piano educativo. Oratori, movimenti ed associazioni non sono luoghi elitari, ma spazi in cui accompagnare la crescita dei ragazzi. Anche la catechesi, con numerosi adulti che si accostano ai percorsi di iniziazione cristiana, necessita di essere ripensata, valorizzando le comunità presenti sul territorio, pensandole come propedeutiche alla vita comune nella stessa Chiesa. Unità e differenza sono da sempre caratteristiche della Chiesa: fino ad oggi la differenza è stata debole, oggi è maggiore; come in Dio la differenza è ricchezza, è uno e trino, così la Chiesa, pur essendo una, ha avuto diverse realtà, diversi apporti nel corso della storia’.
E non possiamo dimenticare che evangelizzazione e promozione umana sono strettamente connesse. ‘La Chiesa, nel suo grande impegno sociale, ha sostenuto i diritti dei lavoratori attraverso i sindacati, le cooperative, le società di mutuo soccorso, e non può tirarsi indietro ora che i lavoratori privi di diritti, sottopaganti e a rischio sono gli stranieri. O accettare che, in un paese dove chi perde il lavoro impiega 12/14 mesi a trovarne uno nuovo, uno straniero abbia solo 6 mesi di tempo per reimpiegarsi, dopo i quali perde ogni diritto. La costruzione di una società equilibrata non può prescindere da questi dati’.
 
Numerosi ancora i fronti della sfida: l’accoglienza per i richiedenti asilo ‘ quanti grandi politici italiani fecero dell’esilio un’esperienza i cui benefici riportarono in patria ‘ la presenza di studenti stranieri nelle nostre università ‘ manca una vera internazionalizzazione degli atenei italiani, e via considerando.
‘L’immigrazione ‘ ha concluso mons. Perego ‘ chiede alla pastorale la fantasia di cambiare, di inventare percorsi nuovi, alla luce dell’incontro, nei luoghi dove quotidianamente la pastorale si realizza. La crisi che stiamo vivendo, che è anche morale, chiede alla comunità cristiana di rileggersi anche alla luce di questi dati nuovi. La resistenza all’accoglienza, pensiamo ad Abramo e Sara, è un dato antico, ma la vita passa attraverso la capacità di riorganizzare la nostra esistenza negli incontri nuovi che capitano’.