Il santuario di Fiorano ha ospitato la Messa e l'incontro dei giovani che parteciperanno al pellegrinaggio verso Roma

«In cammino per rimanere nell’Amore»

I giovani pellegrini della nostra diocesi, che il 6 agosto intraprenderanno il cammino del Sinodo verso Roma, si sono ritrovati venerdì 20 luglio al Santuario di Fiorano per celebrare la Messa insieme al Vescovo e per cominciare ad entrare nello spirito del pellegrinaggio. Monsignor Castellucci, che camminerà con i giovani, ha sottolineato quanto non sia difficile fare atti di bontà, nemmeno impegnarsi in qualche attività. Difficile è invece «rimanere», cioè posizionarsi nell’Amore, perché non dipende da noi, ma è frutto della Grazia. Per quanto ci alleneremo, non riusciremo da soli con le nostre forze a rimanere nell’Amore. «Rimanere» è un dono. Proprio per questo Gesù dice: «Come il tralcio non può far frutto da se stesso, se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me» e aggiunge «se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato». Se davvero abbiamo intenzione di dimorare nell’Amore e di non compiere solo gesti di amore, dobbiamo chiederlo, domandarlo. Ogni volta che parliamo dell’Amore, continua il Vescovo, pensiamo a una dimora, a una realtà stabile, perché tutti noi proveniamo dall’Amore, da un grembo che è il pensiero di Dio; siamo fatti a immagine e somiglianza di un Dio che è Trinità, è Comunione, e andiamo verso l’abbraccio eterno di Dio, che sarà tanto più stretto quanto più avremo amato. Tra la nostra origine e il fine della nostra vita c’è un percorso terreno che ha la nostalgia di una casa.
Tra poche settimane, quando ci metteremo in cammino da Nonantola a Fanano per poi arrivare a Roma, vivremo la nostalgia di una dimora, sperimenteremo che mentre si cammina nasce e cresce la nostalgia della stabilità, di rimanere da qualche parte. Questo è ciò che di
stingue il pellegrinaggio dal vagabondaggio: il pellegrinaggio ha come meta una dimora, che non è solo segno dell’accoglienza umana, ma anche dell’incontro con Dio; invece il vagabondaggio è vagare senza meta, senza il desiderio di una dimora. Siamo frutto dell’Amore, per questo abbiamo nostalgia dell’Amore. Tale realtà, afferma Castellucci, può cambiare la nostra vita: possiamo scegliere tra il pensiero del caso, cioè pensare che viviamo senza un senso, oppure possiamo credere che siamo qui per Amore. Il bisogno che sentiamo dentro di noi di «rimanere », la nostalgia di un grembo che ci abbracci e che ci accolga trova così significato, ed è diverso camminare come vagabondi o come pellegrini, con la certezza che una meta c’è ed esiste. Non è diversa la strada e la sete e il caldo sono sempre gli stessi. È il cuore di chi cammina a cambiare: chi si dirige verso una dimora ha una spinta, una motivazione viva.
Prendiamo come esempio Maria, donna del cammino,perché possa farci comprendere il senso del camminare e la bellezza del pellegrinaggio, ricordando che cammineremo non da soli, ma con altri e quando c’è condivisione e comunione, il cammino intrapreso sarà colmo di gioia. Compiremo il pellegrinaggio nella nostra diocesi, andremo oltre i confini delle nostre parrocchie, usciremo per conoscere orizzonti nuovi. Una prospettiva che si interseca, come ha osservato don Stefano Violi, con la lettera pastorale 
Chiesa pellegrina tra le case. Il viaggio ci cambierà: il pellegrino torna cambiato. Maria stessa è stata rigenerata dalla strada intrapresa, ma non dimentichiamo Abramo e Sara, entrambi trasformati dal cammino. Le loro storie ci accompagneranno in questo pellegrinaggio, insieme a quelle dei santi dei luoghi che visiteremo lungo la strada, la via Romeo–Nonantolana. Gli amici dell’Associazione Romeo–Nonantolana e Stefano, giornalista di Trc, hanno raccontato di questa via, che anche loro hanno percorso, cercando di trasmetterne il fascino. Stefano, in particolare, ha sottolineato che lungo la strada non si respira solo la presenza dell’uomo, ma anche quella della Chiesa, infatti spuntano spesso, anche in luoghi apparentemente disabitati, i campanili di tante chiese, un tempo torri che servivano come punti di riferimento per i pellegrini.
Chi cammina si troverà immerso in un paesaggio che comunica qualcosa di profondo e che aiuterà ogni pellegrino a compiere anche un viaggio interiore, per scoprire come rendere veramente feconda la propria vita.