La Giornata Mondiale per il vescovo e i giovani pellegrini

 
Dopo il bus, le notti in bianco, l’amicizia rinnovata o costruita, le grandi emozioni, la festa e la preghiera, i pellegrini modenesi dono rientrati. Ecco la testimonianza di un pellegrino speciale, il nostro vescovo , alla sua quarta GMG, che ha raccontato per noi le due settimane di esperienza in dieci P:
P come Popoli: ci ha colpito la marea di bandiere sventolante dai giovani che hanno partecipato alle diverse celebrazioni, immagine di una diversità che arricchisce, di giovani che si scambiano sorrisi anche quando i popoli a cui appartengono dovrebbero essere in lotta tra loro. Un grande segno di pace, specie in relazione ai giorni che stiamo vivendo, la risposta migliore a chi invita alla chiusura.
Il cardinale Bagnasco, alla messa per i giovani italiani, ha detto una cosa che li ha molto colpiti: le domande di questi giorni sono tante, voi siete la risposta alla strategia del terrore, la risposta è in Gesù.
Infatti – ha proseguito il vescovo – prevale l’invito a non dividersi, alla conoscenza, all’accoglienza, alla convergenza su valori che, per noi credenti, vengono da Gesù.
 
P come Papa: alle GMG si respira il senso del papato come segno di unità delle tante Chiede del mondo; ha colpito il carisma di Francesco, la sua credibilità, la scelta di parole che vanno dirette alla mente dei giovani: usa le loro categorie, è concreto e loro si sentono toccati dai contenuti che esprime. Tra le sue immagini più incisive ricordo quella dei cristiani sul divano o con gli scarponcini: chi vive apparentemente tranquillo e protetto non realizza la sua vita, si fa imbrogliare. Chi vive la vita come impegno e dono compie le opere di misericordia, forse fatica di più, ma sperimenta la gioia. E anche il tema del sogno che mantiene il cuore giovane ha colpito i ragazzi.
 
P come Profondità: alla GMG si va in profondità nell’essere chiesa, svaniscono tutti i luoghi comuni sul potere, la ricchezza, il Vaticano – come del resto accade anche nella vita delle parrocchie, giorno per giorno… Qui si sperimenta che essere Chiesa è innanzitutto incontro e relazione profonda, che si manifesta nelle prossime 4 P, quelle che impariamo dagli atti degli Apostoli.
 
P come Parola: l’abbiamo ascoltata   in molte occasioni, quotidianamente.
P come Preghiera: in tanti modi, in tante occasioni, di grande intensità.
P come Poveri: sulle opere di Misericordia giovani hanno riflettuto ogni giorno, le hanno sperimentate negli incontri con le diocesi, nei diversi gruppi, resteranno nella testimonianza futura.
P come Pane: quello dell’Eucarestia, che è stata il centro di ogni giornata.
 
P come Polonia: Il paese che ci ha accolto, abitato da un popolo che ha sofferto come pochi altri le due devastanti dittature del ‘900, fatte di deportazioni, di guerra, di limitazione di ogni libertà, anche quella di espressione, e non ha perso la sua fede, ma anzi ha trasformato in accoglienza quanto subito. I ragazzi sono rimasti meravigliati dall’ospitalità ricevuta: in ogni famiglia erano per loro il letto più comodo, a volte il solo, le cose migliori, si cercava di soddisfare ogni esigenza. E sullo sfondo la grande figura di Giovanni Paolo II, che abbiamo incontrato nel santuario a lui dedicato, a Wadowice, e a Cracovia.
 
P come Paura: o anche come polizia. Ci ha colpito l’onnipresenza delle forze dell’ordine, molto più che nelle altre GMG, la loro cura nel vigilare, visto il momento storico attuale. Molti avrebbero potuto stare a casa, non rischiare, ma le famiglie di questi ragazzi hanno scommesso – e hanno vinto. La risposta vera a chi vuole, con la paura, dividere, è questa: unirsi
P come Panama: l’ultima, ci inserisce in una storia che continua, ci indica, con una nuova meta, la necessità di tradurre le GMG nella vita quotidiana, per dare senso a quello che facciamo ogni giorno.
 
 
Aggiungiamo noi un paio di P, per terminare il racconto che il vescovo ci ha fatto.
 
P come Prima: la prima GMG da vescovo, ma la quarta della mia esperienza, da Roma ’85, passando poi per Parigi ’97, come responsabile della pastorale giovanile della mia diocesi, fino a Roma 2000, quella in cui decisi di non essere più giovane. Poi la Provvidenza (un’altra P!!) ha deciso in un altro modo. Come vescovo, l’esperienza è più protetta, anche se il ritmo è sempre sostenuto. Se dovessi partecipare ancora lo farei come questa volta, trascurando un po’ i confratelli vescovi – ho molte altre occasioni per   vederli – e condividendo il tempo il più possibile con i giovani.
P di Pastorale giovanile: per condividere con chi non c’era, perché i messaggi del papa sono già un programma per il cammino dei giovani. Cominceremo a settembre, con la tre giorni a Gaiato, dal 2 al 4, sul tema “Avrai un tesoro in cielo” [tutte le informazioni su  www.spgmodena.it   per proseguire poi negli incontri successivi.
Insomma, un programma da scarponcini, e non da divano.