La Risurrezione, la più grande sorpresa della storia

La tradizione di benedire le uova a Pasqua ha radici antiche. Già migliaia di anni fa le persone si regalavano delle uova di gallina in primavera: è un uso documentato tra i persiani, gli egizi, i greci e i cinesi. L’uovo infatti è da sempre il simbolo della vita, perché dall’uovo nasce una nuova vita. E siccome a primavera rinasce la vita, perché al lungo inverno seguono giornate gradevoli e luminose, gli antichi si scambiavano l’uovo all’inizio della primavera.
I cristiani accolsero questa tradizione e la collegarono alla risurrezione di Gesù. L’uovo, all’esterno, presenta una parete liscia, sembra un oggetto privo di vita che richiama il sepolcro. Ma all’interno c’è vita: e se si creano le condizioni giuste, questa vita prende la forma del pulcino che ad un certo punto rompe il guscio e sbuca fuori. I cristiani vedevano in questo piccolo avvenimento un richiamo a quello che è accaduto a Gesù: chiuso nel sepolcro che sembrava avere soffocato ogni vita, Gesù invece riprende vita e risorge dalla morte aprendo il sepolcro.
Di qui è nata la tradizione di far benedire le uova nell’imminenza della Pasqua e di realizzare le uova di cioccolato. Oggi i bimbi – veramente anche gli adulti – sono curiosi di scoprire quale sorpresa c’è nell’uovo. La tradizione della sorpresa è molto più recente: sembra che solo da 500 anni si usi mettere dentro all’uovo un regalino: una tradizione avviata in Francia, ripresa poi in Russia e diffusa infine in tutto il mondo. Anche questo uso è collegato alla risurrezione di Gesù, perché è lui la vera grande “sorpresa” della storia: nessuno di quelli che si recarono al sepolcro, né Maria di Magdala, né Pietro, né Giovanni… nessuno si aspettava una cosa del genere. La più grande sorpresa della storia: questa è la risurrezione di Gesù.
Ma non è una sorpresa che riguardi solo lui. Se solo Gesù risorgesse, noi lo diremmo molto fortunato, come si fa con uno che vince milioni alla lotteria. Ma le cose sono, grazie a Dio, molto più felici per noi: è come se tutti avessimo vinto alla lotteria, perché quello che è già capitato a Gesù duemila anni fa, capiterà anche a noi alla fine. Anche noi saremo racchiusi in un sepolcro, ma nemmeno per noi quel sepolcro sarà la dimora definitiva: sarà invece un guscio che si rompe. Alla fine dei tempi il nostro corpo, trasfigurato, sarà accolto nella casa del Padre. Dio non vuole salvare solo una parte di noi, l’anima, ma vuole salvarci per intero, anima e corpo.
Per essere credibile, però, l’annuncio della risurrezione di Gesù e della nostra risurrezione finale deve cominciare già ora, nella storia, a piantare dei semi. Se Cristo è risorto nel suo corpo, e se la nostra carne risorgerà trasfigurata, il messaggio pasquale non può riguardare solo lo spirito. Sono necessari segni corporei, visibili, apprezzabili della risurrezione. È necessario “rompere le uova nel paniere” dell’ingiustizia e della violenza, che affligge gran parte dell’umanità; incrinare il guscio dell’egoismo che soffoca la vita di tante persone, specialmente nei paesi più poveri; liberare dalle chiusure le sorprese che abitano nel cuore umano, le energie più belle, spesso oppresse e mortificate da chi semina morte e distruzione. L’augurio pasquale è che la nostra fede nella risurrezione non sia semplicemente una bella carta colorata che avvolge l’uovo pasquale, ma un martello che lo apre e lascia uscire le sorprese dell’amore.
 
+ Erio Castellucci
 
 
Nel corso della Settimana Santa il Vescovo presiederà in Cattedrale le liturgie del Triduo Pasquale: giovedì 13 la Messa “In Coena Domini” alle 18; il Venerdì Santo, alle ore 18, la liturgia della Passione; Sabato Santo, alle 20.30 la Veglia Pasquale. Domenica di Pasqua alle ore 9 il Vescovo sarà alla Casa Circondariale per la celebrazione di Pasqua e una visita alle diverse sezioni; alle 18 presiederà la celebrazione eucaristica in Cattedrale.