«Noi, missionari nella nostra città per i più fragili»

Lunedì 22 giugno è stato celebrato un momento di condivisione dedicato ai volontari del progetto «Donne e uomini di Speranza».

L’evento ha avuto luogo all’emporio Acli che, durante questo periodo di emergenza, è diventato il punto di ritrovo, organizzazione, lavoro e partenza per la distribuzione di beni alimentari e di prima necessità destinati alle famiglie più bisognose della nostra città. Dopo aver riflettuto su alcuni brani del libro Lo sguardo degli invisibili, edito da EDB–Edizioni Dehoniane Bologna e da poche settimane disponibile in libreria, i responsabili della Caritas diocesana hanno ringraziato giovani e adulti che hanno dedicato il proprio tempo al sostegno dei più fragili. «Un sostegno che non si è limitato alla sola consegna della spesa ma che ha fatto di essa un mezzo per intrecciare dei legami con ogni persona incontrata». In molti di questi incontri la barriera tra beneficiario e volontario è crollata lasciando spazio a una nuova esperienza che, in qualche modo, ha finito per trasformare entrambi. A confermarlo sono stati gli stessi volontari che hanno definito l’esperienza come «partire in missione restando nella propria città e scoprendo parti di essa che in passato sembravano invisibili». Secondo alcuni di loro «ascolto, disponibilità e apertura sono stati gli strumenti attraverso cui siamo potuti entrare in relazione con l’altro», dando vita a «una solidarietà reale e autentica».

Nuovi legami si sono formati anche all’interno di un progetto in cui la Caritas diocesana, le parrocchie, gli scout Agesci, Acli e Croce Blu hanno dato vita a una rete di solidarietà con l’obiettivo di farsi prossimi a coloro che, durante l’emergenza, hanno visto aggravarsi le proprie condizioni sociali ed economiche. «L’intrecciarsi di tante vite diverse in una fase di distanziamento fisico, nel rispetto delle misure di sicurezza, ha prodotto un avvicinamento più umano».

Alla fine dell’incontro, i presenti hanno ricevuto un piccolo omaggio realizzato dagli ospiti del Centro Papa Francesco: un bicchiere di vetro identificato con l’iniziale del proprio nome per riconoscere il loro impegno. Il laboratorio «nasce dal desiderio di dare vita e valore a degli oggetti che altrimenti costituirebbero materiale di scarto» e, secondo gli ospiti del Centro d’accoglienza, l’esperienza vissuta dai volontari durante le ultime settimane «è stata un modo per far sentire le persone guardate con uno sguardo di speranza e riconosciute nella loro dignità e valore». L’esperienza con l’altro, più visibile e presente che mai nel nostro territorio, ci pone di fronte delle risorse che rappresentano un invito per far evolvere questo progetto. Nel frattempo, la distribuzione di beni alimentari continuerà nei mesi di luglio e agosto sostenendo il fondamentale impegno delle parrocchie che resteranno al servizio delle famiglie più bisognose del nostro territorio.