“Un unico grande abbraccio”

La spiaggia di Copacabana comincia piano piano a riempirsi di bandiere e di giovani festanti. Alle loro spalle le onde dell’oceano. Sopra di loro il Cristo del Corcovado con le sue braccia aperte li accoglie in un unico infinito abbraccio. Poi, al calare della sera esplode incontenibile la gioia di una Chiesa giovane che restituisce vitalità alle vecchie radici della fede apostolica. Una gioia profonda, espressione di una fede semplice e autentica, che intreccia la devozione per Nossa Senora con canti di lode e adorazione che fanno sperimentare la commozione di quel abbraccio. Le mani si alzano non davanti alla telecamere ma  al Signore,  nell’antico gesto della preghiera, così consueto in ogni Chiesa brasiliana, dalla parrocchia di Jussara dove il parroco missionario modenese don Maurizio Setti ci ha riservato una splendida accoglienza, alla preghiera nel carcere dove le detenute piangendo stringevano le mani della secondina  alzandole in un’unica preghiera. Dal villaggio di sem terra nelle foreste sperdute del Goias alle folle sconfinate di Copacabana.  Dopo i canti di lode, il rosario missionario guidato da giovani dei cinque continenti, ciascuno nella propria lingua per esprimere la stessa fede e lo stesso cuore della Chiesa cattolica.  Poi il momento più commovente. Mentre continua a scende la leggera pioggia il palco si riempie di bandiere. Al canto Emmanuel fa il suo ingresso la croce della Gioventù donata da GPII ai giovani. Alle note del canto viene issata sull’altare, accompagnata dall’icona di Nossa Senora Aparecida. La pioggia si trasfigura per un attimo nel segno  della benedizione dal Cielo, per l’inizio della GMG di Rio de Janeiro,  aperta dall’Eucarestia presieduta dal vescovo della citta’, Orani Tempesta. Poi il ritorno, sfiniti ma felici, con una scintilla di paradiso che nessuna pioggia potrà mai spegnere.

Questa mattina sono iniziate le catechesi, appuntamento tradizionale delle GMG in preparazione alla veglia finale di campus fidei. Era con noi il vescovo di Torino, Cesare Nosilia. La storia di Zaccheo ha cadenzato i passi del suo imsegnamento. Un uomo cerca di vedere Gesù.  Per vederlo però deve salire su un sicomoro. La GMG è un po’ quel sicomoro che ci consente di vedere la nostra vita in modo diverso, con gli occhi di Gesù. Il sicomoro è il luogo interiore in cui consento a Dio di trovarmi, lasciamdomi raggiungere dal suo sguardo. Proprio in questo consiste la fede. Non in un’azione, non in una emozione ma in una relazione. Un intreccio di sguardi capace di traaformare la vita, rendendola preziosa… per gli altri.  Sì,  per gli altri! Zaccheo infatti restituisce quattro volte tanto rispetto a quello che aveva rubato. La ricerca, l’incontro,  culmina con la restituzione. Non di qualche cosa ma di se stessi. A questo punto il Vescovo ha introdotto la testimonianza tanto inaspettata quanto gradita di Ernesto Oliviero, fondatore del Sermig. Qui e’ ormai sera inoltrata. Vi lascio con  l’augurio di Olivero “l’occasione fa l’uomo ladro. Questa occasione vi faccia santi!” Vi saluto a nome di tutti i pellegrini modenesi!