Dall’Appennino alla Bassa modenese, una rete di progetti per tutelare e restaurare i beni culturali

Con l’8xmille valorizziamo un patrimonio che è di tutti

Il patrimonio artistico e culturale degli enti ecclesiastici costituisce da secoli un riferimento identitario per le comunità parrocchiali e non solo. Perciò, credenti e cittadini hanno il dovere di mantenerlo vivo, salvaguardarlo e valorizzarlo.

Un compito molto difficile, portato avanti dall’Arcidiocesi di Modena-Nonantola grazie al fondamentale sostegno economico derivato dai fondi 8xmille Cei. Gli interventi finanziabili si raggruppano in sette categorie: installazione di impianti di sicurezza nelle chiese, attività culturali nel museo, archivio e biblioteca diocesani, restauro di edifici di culto, restauro di organi a canne, costruzione di nuove chiese ed edifici pastorali, progetti censimento chiese e inventario dei beni storicoartistici.
A livello nazionale le cifre sono imponenti: dal 1990 ad oggi sono stati finanziati quasi 16mila progetti in tutte le diocesi italiane, per una somma totale erogata di 3 miliardi e mezzo di euro. Vediamo qualche altro numero per dare la dimensione e l’importanza strategica dei contributi assegnati all’Arcidiocesi.
Per il restauro di edifici e la nuova edilizia sono stati erogati circa 19 milioni di euro, per un totale di 109 progetti finanziati, di cui 92 interventi su edifici esistenti e 17 nuove costruzioni (chiese, canoniche, opere parrocchiali). Per quanto riguarda i beni culturali, sono stati finanziati: 41 impianti di
 allarme e videosorveglianza in chiese di città e centri minori; 12 restauri di organi storici a canne; erogati oltre 500mila euro per sostenere museo, archivio e biblioteca diocesani (catalogazioni, progetti didattici, restauri di beni culturali e altro). Il totale si avvicina ai 20 milioni di euro.

Ogni anno in autunno, le richieste selezionate vengono caricate sulla piattaforma online BceWeb della Cei.
L’Ufficio beni culturali gestisce le pratiche, assistendo le parrocchie nelle varie fasi dell’istruttoria. I fondi a disposizione permettono alle comunità grandi e piccole, di pianura e montagna, di proteggere, valorizzare, ampliare il proprio patrimonio. I contributi hanno permesso di riconsegnare al pubblico culto chiese e campanili lesionati, ma anche dipinti e sculture; hanno permesso di suonare nuovamente organi storici a canne per accompagnare la liturgia; proteggere dai furti le opere d’arte che pur appartenendo a parrocchie rappresentano l’identità culturale di una intera comunità. Tanti progetti sono stati avviati, molti si sono già conclusi, altri sono ancora in corso. Per permettere a tutti di avere un quadro complessivo sullo stato degli interventi, inseriamo qui una tabella illustrativa che riporta i relativi dati.

Le pratiche in corso relative al restauro di edifici esistenti sono attualmente 14, a differenti stadi di avanzamento dei lavori: si tratta di 13 chiese parrocchiali e un campanile. In molti casi l’importo del contributo arriva alla massima percentuale richiedibile, ossia il 70% della spesa lorda ammissibile. Per esempio, il restauro della chiesa di Sant’Adriano a Spilamberto (prima riga della tabella, ndr.) ha un costo di 100mila euro lordi: il contributo Cei sarà di 70mila euro (il massimo ottenibile), mentre i 30mila euro sono coperti dalla parrocchia.
In altri casi gli importi sono più alti, come per il restauro strutturale della chiesa di Gaiato: qui il contributo Cei ammonta a 322.350 euro (70% più un contributo straordinario) su una spesa totale di 445.290 euro. La somma restante è coperta in parte dalla parrocchia e in parte dalla Fondazione di Modena.
La richiesta aperta più datata risale al 2018: si tratta del restauro strutturale della chiesa di San Silvestro I Papa a Rocchetta di Guiglia: un cantiere partito e poi sospeso per alcuni problemi, ma che partirà a pieno ritmo entro qualche settimana per concludersi entro il 2024. La piccola comunità di
Rocchetta, grazie alla determinazione di un gruppo di volontari, è riuscita a raccogliere gran parte della quota a carico della parrocchia.
Al 2020 risalgono le domande per la chiesa di Spezzano, i cui lavori di consolidamento sono pressoché conclusi, la chiesa di Santa Teresa a Modena, con il rinnovo dell’impianto di riscaldamento sostanzialmente finito, e l’antica chiesa di Roncoscaglia (restauro e consolidamento in corso).
Nel 2021 le richieste finanziate sono state quattro: nuovo impianto termico nella chiesa di Ravarino (lavori quasi conclusi), campanile della chiesa di Castellaro (restauro in corso), chiesa di Farneta
(consolidamento e restauro) e quella di Gaiato.
Nel 2022 i contributi sono stati concessi per le chiese parrocchiali di Guiglia, Solignano e Fanano. La chiesa di Guiglia ha da alcuni anni manifestato problemi statici e un ampio quadro fessurativo su pareti e volte; l’intervento previsto è rivolto a consolidare la struttura, rendendola nuovamente sicura. È in corso in questi giorni l’accantieramento per l’inizio dei lavori.
La chiesa parrocchiale di Fanano, una delle più belle dell’Appennino, è il luogo identitario della comunità dal punto di vista culturale, spirituale e liturgico. L’obiettivo principale dell’intervento è ripristinare la sicurezza della chiesa, risolvendo il degrado della cupola causato da infiltrazioni dal tetto.
Nel caso di Solignano, il progetto prevede il consolidamento delle fondazioni dell’edificio, interessato da dissesti statici, e la realizzazione di un nuovo riscaldamento a pavimento, ecosostenibile ed efficiente. Il cantiere dovrebbe partire nel 2024, concluso l’iter per la concessione del contributo.
Le richieste del 2023 hanno interessato le chiese di Riccò, Villanova e Spilamberto. Per Riccò si tratta di interventi di consolidamento e riparazione molto urgenti, in quanto la chiesa ha seri problemi strutturali. Anche la chiesa di Villanova necessita di lavori di consolidamento delle murature molto ammalorate e contemporaneamente saranno rinnovati gli impianti di riscaldamento ed elettrico. Per la chiesa di Spilamberto sono previste la riparazione di una lesione nella zona absidale e la realizzazione di un servizio igienico a norma, accessibile per persone con disabilità motoria. Le tipologie d’intervento sono diversificate a seconda dei singoli casi ma sono tutte orientate a risolvere problemi strutturali, architettonici e di accessibilità. Il 2024 vedrà la conclusione di almeno quattro cantieri, mentre per gli altri si dovrà aspettare il 2025.

Dott.ssa Simona Roversi,
Direttrice Ufficio per i beni culturali – edilizia di culto
Incaricato Diocesano e Delegato Arcivescovile per i beni culturali e l’arte sacra