L’Istituto superiore di Scienze religiose dell’Emilia ha portato avanti con successo le lezioni a distanza e dal prossimo anno introdurrà la modalità «mista»

ISSRE: «Forte attenzione alla didattica e alla pedagogia»

L’improvvisa necessità di mantenere il distanziamento sociale nelle aule ha portato tutte le università a far fronte ad un cambiamento inaspettato e complicato. Alcuni istituti hanno fatto fatica a rispondere con efficienza al nuovo sistema della didattica a distanza, mentre altri si sono dimostrati pronti e hanno risposto in fretta alle nuove ordinanze.

È il caso dell’Istituto superiore di Scienze religiose dell’Emilia, che, racconta il direttore don Fabrizio Rinaldi, è stato in grado di reagire bene, grazie principalmente all’ottimo clima interno che lega studenti, professori e direzione. Non solo: l’istituto aveva già attivato da diversi anni dei sistemi di videolezioni. Questa decisione era stata presa a causa della difficoltà di molti studenti a raggiungere il luogo di studio, come spiega il direttore: «Molti dei nostri studenti sono lavoratori, quindi vincolati ad orari ben precisi. Inoltre, mentre per coloro che vengono dalla città di Modena il problema non si poneva, quelli provenienti dalle montagne del nostro Appennino trovavano spesso difficoltoso presenziare ai corsi, che tuttavia prevedono frequenza obbligatoria».

Ma, nonostante l’Issre usufruisse già da tempo di piattaforme online per le lezioni, i problemi, soprattutto di natura logistica, si sono ugualmente presentati.

Infatti, i continui cambiamenti delle ordinanze statali, combinati alla necessità da parte dell’istituto di far riferimento alla Facoltà Teologica per l’approvazione di determinate proposte hanno rallentato, anche se di poco, la reazione dell’università, che comunque ha sempre dato la priorità alla salute dei suoi studenti. Inoltre, a differenza di altre università, che hanno optato per l’esposizione delle tesi in presenza, l’istituto ha invece preferito sostenere le lauree online, vista la grande eterogeneità di provenienza dei suoi studenti, che avrebbe reso impossibile a molti di loro raggiungere l’istituto.

Guardando al futuro, l’istituto vedrà numerose innovazioni in diversi ambiti, da quello della didattica fino al piano di studi. Sicuramente, per quel che riguarda il primo semestre, si proseguirà con l’istruzione online come fatto finora, mentre il secondo semestre vedrà, nel caso in cui ciò fosse reso possibile dalla situazione epidemica, un approccio blended, misto, che permetterà un corretto proseguimento delle lezioni in totale sicurezza, garantendo però anche un ripristino di parte di quella socialità che sta alla base della scuola e che il virus ha, temporaneamente, negato. «Gran parte della didattica rimarrà online, ma proveremo, con le adeguate precauzioni, ad organizzare qualche momento in presenza, soprattutto per quelle attività che richiedono maggiormente una componente laboratoriale e di confronto in gruppo. In ogni caso, con l’inizio del nuovo anno universitario, non ci limiteremo ad una semplice trasportazione online di ciò che avremmo fatto in presenza, ma amplieremo la proposta didattica sul web con laboratori e altre iniziative», afferma il direttore. Il cambiamento più importante però, riguarderà la modifica al piano di studi: si procederà con un progetto di accorpamento di alcuni corsi, al fine di ridurre la quantità degli stessi a favore della loro qualità.

«Rispetto ad altre università, sia statali che ecclesiastiche, il nostro istituto ha una forte attenzione alla didattica e alla pedagogia: con il nuovo sistema di distribuzione dei crediti cercheremo di rendere i nostri programmi di studio più efficaci in particolare per gli studenti che ambiscono all’insegnamento, avvicinandoci agli esami di maggiore portata già utilizzati da enti statali, ma garantendo comunque l’ampia possibilità di scelta dei corsi che caratterizza la nostra scuola».