Il 4 e 5 ottobre l’Istituto Superiore di Scienze Religiose dell’Emilia ospiterà il 35° Convegno del Centro Studi «Ravennatensia»

«Guerra e pace» nelle chiese del secolo scorso

Il 4 e 5 ottobre prossimi si terrà a Modena, presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose dell’Emilia in corso Canalchiaro 149, il 35° convegno del Centro Studi “Ravennatensia”. Esso sarà dedicato a studiare come le diocesi emiliano–romagnole vissero gli eventi bellici del ‘900.

Sarà dedicata particolare attenzione alla ricezione del magistero di Benedetto XV, che durante la prima Guerra mondiale invitò le potenze belligeranti a fermare quella “inutile strage”. Per tutta la durata del conflitto i cattolici italiani, vescovi e preti compresi, non furono unanimi e la stessa stampa cattolica di allora diede voce a questo acceso dibattito, che spaccava la Chiesa e il mondo cattolico in nazionalisti e pacifisti.

Qualcosa di analogo si ripeté durante gli anni del regime fascista, anche se le leggi razziali del 1938 e l’entrata in guerra nel 1940 accelerarono il processo di disaffezione del cattolicesimo italiano nei confronti del fascismo. Il convegno cercherà in particolare di ricostruire le tappe e le figure principali di questo sempre più deciso allontanamento dal regime, per abbracciare con crescente decisione ideali democratici e pacifisti, di cui papa Pio XII era considerato il portabandiera.

Dopo l’8 dicembre 1943, la nostra regione – come tutto il centro–nord del Paese – dovette misurarsi con l’occupazione tedesca, la Repubblica di Salò e il protrarsi doloroso del conflitto. Nell’ultimo anno di guerra, che fu per le nostre popolazioni il più tragico, le comunicazioni con Roma si erano fatte difficili e i vescovi locali si sentirono maggiormente responsabilizzati: parecchi di loro furono un effettivo riferimento per la gente e un interlocutore politico per i belligeranti; mentre altri si mantenevano più vicini al regime repubblichino e agli occupanti tedeschi. In molti casi furono i preti che, di propria iniziativa e insieme ai loro parrocchiani, organizzarono la difesa degli ebrei e la fuga dei prigionieri politici e militari.

Ancora una volta, non ci fu uniformità di vedute e di intenti: l’esperienza della Resistenza divise in due anche la Chiesa. A fronte di vescovi e preti che ne condivisero i valori e che appoggiarono i cattolici impegnati nella lotta di liberazione, ce ne furono altri che invece vagheggiavano una “Crociata Italica”, ovvero un cattolicesimo patriottico, nazionalista ed antialleato.

Dopo la Liberazione, ci fu un impegno della Chiesa e dei cattolici per la pacificazione del paese, ma anche qui con una profonda diversità di sentire e di pensare: il peso del sangue e del dolore resero arduo il cammino della riconciliazione anche dentro la Chiesa.

A più di 70 anni di distanza è ancora difficile dare un giudizio storico compiuto, specialmente in quelle tragiche situazioni in cui furono popolazioni inermi a pagare il prezzo di una guerra totale. Certo è che anche nella nostra regione la Chiesa ebbe molti martiri, preti e laici, uccisi dal fuoco di entrambi gli schieramenti. E purtroppo il sangue di molti di loro non ha ancora trovato posto nella nostra memoria credente.

Il programma del convegno prevede una prima sessione (giovedì 4 mattina) dedicata a ricostruire il quadro generale dell’atteggiamento della Chiesa e dei cattolici in Emilia–Romagna durante le due Guerre mondiali. Nelle sessioni successive saranno presentate e discusse le situazioni delle singole diocesi dell’Emilia Romagna. Il programma completo è scaricabile dal sito web: http://www.ravennatensia.it/Il convegno è aperto a tutti coloro che sono interessati a conoscere da vicino queste pagine importanti della storia dell’ultimo secolo.