Il pranzo dei popoli per i giovani del Selmi

 
A fine marzo Caritas e Centro Missionario hanno proposto ai ragazzi del Selmi che già avevano partecipato al campo di servizio a Rimini  un’attività legata alla campagna Cibo per tutti (vedi anche il convegno dello scorso 3 ottobre): il Pranzo dei Popoli, con 25 partecipanti, invitati dagli stessi studenti, dalla terza alla quinta superiore, nei locali della parrocchia di Gesù Redentore.
“Il Pranzo è un’idea che vien dal Sermig – ci racconta Paolo Rabboni, della Caritas diocesana – ed è strutturato come un gioco di ruolo: ogni partecipante rappresenta uno stato, ricco o povero, con la stessa proporzione che nella realtà: con 25 partecipanti, tre erano i ricchi e 22 i poveri. Per i primi tre era imbandita una tavola, sul palco, con cibi di qualità, anche di marca (sebbene acquistati per la maggior parte attraverso canali etici, Gas, biologico..), in una quantità impossibile da consumare per sole tre persone. Per gli altri acqua col mestolo e una ciotola di riso scondito, una cesta di frutta, a terra, in basso. Il seminarista Federico Ottani ha condotto il gioco, durante il quale, da sotto il tavolo dei ricchi è spuntata una fornitura di armi, che i poveri hanno comprato al costo della frutta, perle guerre in corso in alcuni paesi”. Un modo immediato, efficace ed incisivo di raccontare ai ragazzi le dinamiche economiche del mondo di oggi. “Nel corso del gioco – spiega ancora Paolo – del cibo è stato buttato (in un secchio preparato apposta)e qualcuno dei poveri è andato a recuperarlo dalla spazzatura. Tante sono le reazioni possibili dei partecipanti che, dopo le prime indicazioni sono lasciati liberi di agire come vogliono. Una ragazza è scesa dal palco, affermando di non poter godere del banchetto, con gli altri in quelle condizioni. A volte qualcuno divide, qualcuno prima mangia e poi distribuisce i resti… Dopo il pranzo, condiviso da tutti, uno spazio per la riflessione ed il confronto sulle dinamiche rivelate dall’attività. I ragazzi hanno poi partecipato a tre laboratori, su commercio equosolidale, nuove tecnologie etiche e mobilità sostenibile, scoprendo come è possibile, nel quotidiano, fare scelte orientate a cambiare lo stato delle cose mostrato dal Pranzo”.
Ecco la testimonianza di una delle ragazze che ha partecipato, Elena Zanfi.
“Siamo dei ragazzi della scuola Selmi di Modena che, dopo un’esperienza di volontariato fatta nell’estate 2015, si erano dati l’obiettivo di continuare a fare qualcosa per gli altri.
Dopo giorni passati cercando di trovare un’idea carina, finalmente l’illuminazione è arrivata: organizzare un pranzo dei popoli per i ragazzi tra i 15 e i 18 anni con l’intento di far capire a tutti le differenze che ci sono tra i vari paesi del mondo.  Il nostro pranzo aveva il compito ben preciso di far aprire gli occhi a tutti su un tema molto importante del quale quasi nessuno si occupa: il cibo.
Per fare questo abbiamo suddiviso i ragazzi tra paesi ricchi e poveri, attraverso bandiere pescate all’ingresso della sala dove si è svolto il pranzo; in seguito abbiamo distribuito loro le porzioni di cibo a disposizione nei vari paesi quindi una ciotola molto piccola di riso scondito ai poveri e una tavola imbandita di molti, troppi prodotti ai ricchi; fatto questo,  abbiamo augurato loro buon appetito, dicendo che erano liberi di fare ciò che ritenevano giusto.
Da quel momento le facce dei ragazzi sono cambiate: alcuni erano increduli e non sapevano come comportarsi, altri stavano già pensando a come rubare un piccolo pezzo di cibo presente sulla tavola dei ricchi. La situazione, però, si è ribaltata quando l’Italia ha deciso di donare la frutta ai ragazzi poveri rannicchiati a terra davanti a lei, spingendo anche gli altri due paesi ricchi a fare lo stesso con altri cibi. 
Dopo questo momento iniziale abbiamo suddiviso i ragazzi in piccoli gruppi per farli ragionare su ciò che avevano appena vissuto; abbiamo posto loro delle semplici domande a cui loro hanno risposto con assoluta sincerità, dicendo che rubare non è una cosa giusta, ma che, trovandosi in una situazione del genere, le persone più povere ne avrebbero tutto il diritto poiché noi per primi non siamo disposti ad aiutarli a vivere serenamente quando si trovano in difficoltà.
Finita la riflessione, altri ragazzi facente parte del nostro gruppo avevano allestito dei piccoli stand sugli stili di vita sostenibili, dove i partecipanti hanno potuto apprendere nuove cose. 
Ci tenevamo a dire che i prodotti utilizzati per la preparazione del pranzo erano stati comprati quasi tutti in negozio bio o equosolidali.
Crediamo che il pranzo sia stato un successo e che nel nostro piccolo qualcosa siamo riusciti a cambiare, forse non in tutti i ragazzi che erano presenti, ma in alcuni si. Non vediamo l’ ora di organizzare qualcosa di nuovo per fare un altro passo avanti”.