Lavoro e festa: educare alla reciprocità tra fede e vita

‘Quello che ci apprestiamo a vivere in queste giornate è un appuntamento arricchente e importante per il cammino della nostra Chiesa’: così l’arcivescovo mons. Antonio Lanfranchi ha aperto i lavori della Tre Giorni pastorale sul tema ‘Lavoro e festa. Educare alla reciprocità tra fede e vita’, al centro Famiglia di Nazareth durante il commento alla lettura dal libro della Genesi (1,24 -2,3).
Mons. Lanfranchi ha offerto ai partecipanti alla Tre giorni tre indicazioni.
La prima riguarda il lavoro: Dio crea l’uomo e nell’uomo e nella donna raggiunge il vertice della sua opera creatrice. ‘Dio crea attraverso la parola e l’uomo, frutto del lavoro di Dio, è chiamato da Lui a collaborare alla sua opera creativa: ecco che il lavoro diventa luogo di santificazione e di collaborazione all’opera iniziata da Dio’.
La seconda indicazione fa riferimento al riposo: ‘Il riposo di Dio, del quale la Genesi parla, ricorda all’uomo la necessità di sospendere il lavoro perché la vita religiosa, familiare, le relazioni non siano sacrificate all’accumulo di beni e ricchezze’.
‘Riposando ‘ ha proseguito l’arcivescovo – gli uomini riscoprono il senso di tutta la creazione, lo statuto del dono insito nella creazione, per cui tutto è di Dio ed è dato all’uomo perché se ne serva per la sua felicità e per condividerlo con gli altri. Riposando in Dio gli uomini sanno di essere custodi e amministratori e non proprietari del creato. L’attività lavorativa è a servizio dei legami più profondi che Dio ha voluto per l’uomo. Nel lavoro c’è la prima forma di amore, esso mira a esprimere il dono di sé, ad aprirsi agli altri. Il riposo permette di coltivare queste relazioni che si esprimono nel lavoro. Il riposo è un tempo di gratuità, di affetti, per le occupazioni che non sono sotto la sfera del guadagno, ma della gratuità, che contribuiscono alla qualità della vita umana’.
La terza sottolineatura è sulla reciprocità tra lavoro e festa: ‘L’attività umana ‘ ha detto mons. Lanfranchi – affonda le proprie radici in Dio creatore e l’uomo, come Dio, lavora e riposa. Nel riposo l’uomo ritrova la dimensione dell’essere custode, amministratore e non proprietario del creato’.
‘L’uomo e la donna ‘ ha aggiunto mons. Lanfranchi – valgono più del loro lavoro, sono fatti per la comunione e per l’incontro. La domenica non è intervallo alla fatica, tempo di cose stravaganti, ma il giorno del riposo, che apre all’incontro, fa riscoprire l’altro e consente di dedicare tempo alle relazioni, in famiglia, con gli amici, e alla preghiera. La qualità del lavoro è legata alla qualità della festa. Lavoro e riposo si richiamano vicendevolmente. La festa è per l’uomo perché possa essere rigenerato, liberarsi dagli idoli, è tempo consacrato a Dio, ma in cui emerge la centralità dell’uomo, dell’esistenza in tutte le sue dimensioni’.
Ha preso la parola in seguito Riccardo Prandini, con una lezione ricchissima di spunti, orientando il lavoro della Chiesa modenese alla scoperta nelle nuove forme di lavoro, precarie e fin troppo flessibili, e all’impegno di trovare nuovi modi di vivere il tempo della festa, quella che per i cristiani dà senso ad ogni momento della vita.
 
 
 
 
In allegato, la trascrizione – non rivista – dell’intervento del prof. Prandini