Nota storica sul culto apostolico e sulla presenza delle reliquie del Santo Papa a Nonantola.

 
Il primo culto che venne celebrato a Nonantola sembra essere stato un culto apostolico: questo almeno emerge dai documenti dei primi anni di vita dell’abbazia.
   Quello per San Silvestro pare essere il primo culto specifico del monastero, sorto fin dai primi anni di vita dell’abbazia, quando si ebbe la traslazione: si pensa nel 756. In quell’anno Astolfo aveva occupato Roma e, come testimoniano le fonti coeve, si era impadronito di ‘multa sactorum corpora’, facendoli trasportare nella capitale del regno longobardo, Pavia, ed in altre località del Regnum.
   Alla notizia di questa traslazione si oppone una contraria tradizione romana, la quale vuole il corpo di Silvestro ancora a Roma nel 761, allorché fu sepolto da papa Paolo I nel monastero di Santo Stefano da lui fondato. Resta quindi da pensare che ci troviamo di fronte a falsificazioni ed imposture, oppure ‘ ed è l’ipotesi che si ritiene più credibile ‘ che si trattasse solo di parte del corpo, e che venisse usata la parola corpus per indicare la parte per il tutto (pars pro toto), come del resto sovente accadeva. In effetti, quando fu effettuata la ricognizione delle reliquie attribuite al santo papa, nel 1914, alla presenza dell’arcivescovo Natale Bruni, in occasione degli importanti restauri della chiesa abbaziale, venne ritrovato un numero limitato di ossa, oggi custodite all’interno di una teca bronzea conservata all’interno dell’altare maggiore della basilica ed esposta alla venerazione dei fedeli il 31 dicembre di ogni anno, festa liturgica di San Silvestro.
   Ma al di là di questi specifici problemi, intricati e di difficile soluzione, può essere utile capire perché in un determinato momento storico si pose al centro di un culto un personaggio piuttosto che un altro, e nel nostro caso specifico, perché proprio il papa Silvestro.
   La risposta non può venire che dal contesto generale delle vicende politiche e patrimoniali del periodo, quando si acuì il conflitto tra il papa ed i re longobardi. Proprio in quel momento si ebbe un ritorno d’attualità della leggenda di San Silvestro, con significato altamente politico: impadronirsi del corpo del santo che era stato colui che aveva ricevuto la falsa ‘ ma allora creduta vera ‘ donazione di Costantino, poteva significare privare il papato di un’arma ideologica di primaria importanza, ed utilizzarla invece per dimostrare una venerazione per il santo papa che era anche, nel contempo, controllo da parte dei re e dell’alta nobiltà longobarda dei simboli del potere secolare del pontefice.
   Molte fonti nonantolane conservano riferimenti, più o meno attendibili, a questo culto; la testimonianza principale è costituita dal codice dell’Acta Sanctorum, conservato presso il Museo Benedettino e Diocesano d’arte sacra di Nonantola.
Le reliquie di papa Silvestro I rimasero nella confessione della basilica romanica, cioè nell’altare centrale della cripta, fino al 22 ottobre 1444, quando l’abate Gian Galeazzo Pepoli le traslò solennemente a motivo delle filtrazioni d’acqua che allagavano la parte bassa della chiesa e che poi portarono alla decisione di interrare la cripta. Fu allora che le reliquie sante furono collocate nel presbiterio della parte superiore, all’interno di un’apposita costruzione sopraelevata dell’abside di meridione, poiché l’altare maggiore già custodiva le reliquie di Sant’Anselmo e di Sant’Adriano III.
   Una ricognizione delle ossa del santo papa fu eseguita il 24 settembre 1475, alla presenza del vescovo di Tripoli, per ordine dell’abate commendatario Gurone d’Este, a cui seguì una solenne esposizione fino al 3 ottobre dello stesso anno.
   Il 23 febbraio 1580, su mandato dell’abate commendatario cardinale Guido Ferreri, venne inaugurato il maestoso mausoleo di San Silvestro, eretto dietro l’altare maggiore per legato testamentario del conte Guido Pepoli. Composto di tre parti sovrapposte, accolse le reliquie del titolare della basilica nella parte superiore, che presentava le storie del santo nelle otto formelle di marmo bianco dello scultore Jacopo Silla dé Longhi. La parte più bassa, invece, ospitò le reliquie dei santi nonantolani, ossia Anselmo, Adriano III, Fosca, Anseride, Senesio e Teopompo. La parte centrale fu destinata ad ospitare i preziosi pezzi che ancora oggi compongono il tesoro abbaziale. Fu grazie a questa custodia che i tre codici miniati dell’archivio, unici rimasti a Nonantola, poterono essere conservati a Nonantola, senza essere dispersi o ceduti ad altri. Erano, infatti, chiusi all’interno di questo mausoleo da due grate con lucchetti, le cui chiavi erano in possesso del solo abate commendatario e del priore del monastero.
   La situazione restò tale fino al 1913, quando il monumento fu scomposto durante i lavori di ripristino dell’impianto romanico della basilica diretti da don Ferdinando Manzini. Le reliquie furono portate in sagrestia ed il 9 luglio 1914 ne fu fatta una ricognizione. In quell’occasione furono tolte dall’antica urna lapidea, oggi esposta presso le sale del Museo Benedettino e Diocesano d’arte sacra, e raccolte in una modesta urna lignea con vetri, per essere conservate nel palazzo abbaziale, nella cappella del seminario.
   Successivamente, su iniziativa di monsignor Francesco Gavioli, lo scultore nonantolano Paolo Sighinolfi realizzò nel 1991 due teche di bronzo e vetri per ospitare una le reliquie di San Silvestro e l’altra le ossa degli altri santi nonantolani. Le teche furono poste nei due altari maggiori della basilica, quelle del papa nel presbiterio alto, e quelle dei santi nonantolani in cripta. Un avambraccio del santo papa fu prelevato nel 1372 per realizzare la lipsanoteca creata dall’orafo Giuliano da Bologna su incarico dell’abate Tommaso de’ Marzapesci, ora esposto presso il museo.
   Oltre alle lastre marmoree che decorano l’altare maggiore, la devozione a San Silvestro è testimoniata anche da due formelle dello stipite sinistrodel portale di ingresso: una presenta il trasporto, delle reliquie del papa, da Roma a Nonantola, su una portantina sostenuta da due cavalli. L’altra, invece, raffigura la deposizione del corpo dentro un’arca all’interno della basilica. L’immagine del santo appare, poi, all’interno della basilica, nel grande affresco della parete sud, ai piedi della scala laterale che conduce sul presbiterio alto. Infine, San Silvestro è presente nel polittico di Michele di Matteo del XV secolo, un tempo collocato dietro l’altare maggiore ed oggi ospitato nel museo.
   I monaci nonantolani diffusero il culto di San Silvestro in un gran numero di loro pertinenze, unendo in tal modo la valorizzazione del proprio santo titolare alla demarcazione dei propri territori. Gli atti del sinodo diocesano del 1688, tenutosi sotto il governo abbaziale dell’abate commendatario cardinale Jacopo De Angelis, ci aiutano a ricostruire, seppur con qualche imprecisione, tutte le chiese soggette all’abbazia e dedicate al santo papa. Se ne contano ben ventisette, sparse tra le province di Modena, Arezzo, Bologna, Cremona, Mantova, Padova, Pavia, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Treviso, Verona e Vicenza.