Natale: le radici del nostro essere uomini

 

E’ il primo Natale che festeggio a Modena.. Vorrei davvero dilatare il cuore per far spazio a tutti, entrare in ogni casa e in ogni cuore per dire ad ognuno il Mistero del Natale con quelle parole che lui si aspetta, capaci di portare gioia, serenità, speranza..
Quest’anno risuonano fortemente dentro di me le parole del prologo del Vangelo di Giovanni: ‘In principio era il Logos, il Logos era presso Dio, il Logos era Dio.. E il Logos si è fatto carne'(Gv 1,1.14).
Nella nostra Bibbia Logos è tradotto generalmente con ‘Verbo’, ma potremmo tradurre anche con ‘Ragione’, ‘Senso’. Il Senso di tutto il creato, di tutta la storia umana, il Senso della vita dell’uomo, non è un’idea astratta, una ideologia, una legge vaga che ci regola, ma una realtà viva, palpitante, è una Persona, che ci conosce, ci ama, ci chiama, ci guida; è il Figlio di Dio che non ha disdegnato di assumere la nostra ‘carne’, cioè la nostra fragilità umana.
Il Bimbo che nasce è il Signore del tempo che senza di Lui rischierebbe di essere solo un vano e crudele alternarsi di vita e di morte. Gesù che nasce non è il re che domina gli avvenimenti, ma è la luce che fa conoscere il senso della vita e le permette di fiorire nei cuori, nelle relazioni e nei progetti.
‘Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo’ (Gv 1, 9). Non facciamo fatica a riconoscere di avere bisogno di luce. Diversi tipi di tenebre offuscano la nostra vita personale e sociale. Pensiamo ai crimini che oscurano e abbruttiscono l’umanità; pensiamo alle frammentazioni e lacerazioni del tessuto sociale, alle forme di disordine che guastano la società e la disgregano; pensiamo al disorientamento sul significato dell’esistenza umana, sui giudizi ultimi sulla vita e sulla morte, sul perché siamo, uomini e donne, sulla terra.
A tali tenebre oscure, il Vangelo di Natale oppone l’accoglienza al Verbo di Dio: ‘A quanti l’hanno accolto, ha dato il potere di diventare figli di Dio'(Gv 1,12).
Dall’accoglienza del Salvatore che è nato per noi possiamo essere illuminati e rinnovati nella percezione di quei valori perenni che fanno della vita umana un’esistenza degna, anzi un’esistenza da figli di Dio.
Molti potranno obiettare che il senso nella loro vita non lo ritrovano in Gesù. Nutro un profondo rispetto per le loro convinzioni. A tutti vorrei però comunicare la bellezza e la gioia che nascono dall’accoglienza dell’annuncio del Vangelo, che cioè in Gesù la vita trova il suo senso pieno, che essa è più bella dei singoli eventi che noi viviamo e che anche in essi c’è un significato.
Nello stesso tempo vorrei che tutti, al di là della fede, riconoscessimo nel Natale le radici del nostro essere uomini, che si sono sviluppate plasmando secoli di storia. Le radici sono i punti di riferimento dove attingere le risposte sulle nostre fondamentali domande esistenziali e storiche, domande di senso e di significati. Certe radici, e quelle del Natale sono tra queste, comunicano sempre la loro linfa vitale, le loro energie. Le comunicano alle persone, alla loro anima, ai loro sentimenti, al loro cuore. E allora tutto ne risente. Gli ideali, i valori, che da esse germogliano, si comincia a viverli nell’interiorità per tradurli nelle scelte concrete, nel matrimonio, nella famiglia, nell’educazione dei figli, nel lavoro, nelle relazioni interpersonali. Si sta nella quotidianità in modo diverso. Corriamo oggi il serio rischio di strappare le radici.
Quando l’uomo è ‘sradicato’, è solo. Solo è l’uomo quando non ha niente dietro di sé e niente davanti a sé. Solo è l’uomo, adulto o giovane che sia, quando ritiene di non avere nessuno sopra di sé, nessuno che pensi a lui, che lo guardi con infinito amore, che cammini con la mano nella sua mano verso un destino di compimento e non verso il nulla.
Come vorrei che tutti coloro che sentiranno le campane annunciare il Natale, si sentissero chiamati a Betlemme e vi accorressero, come i pastori ‘a vedere questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere’ (Lc 2, 15). Troveranno un bambino di nome Gesù. Trovare un bambino è come essere richiamati alla propria infanzia, alle proprie origini. Ma in quel bambino c’è la nostra origine, ci sono le nostre radici. Andare a Lui è ritrovare il nostro codice genetico, la nostra identità: ‘Il Verbo si è fatto carne e ha preso dimora in mezzo a noi’ il Verbo nel quale e in vista del quale tutto è stato creato’.
Dunque il nostro passato e il nostro futuro e quindi la bellezza del nostro presente; un presente non più vissuto come luogo dove consumare esperienze senza senso, ma affrontato con speranza e nutrito del fascino di tutto ciò che è autenticamente umano, perché condiviso dal Dio fatto uomo.
Auguro a tutti un Natale che porti ragioni di speranza.
 

                                                                                                     + Antonio Lanfranchi, arcivescovo

 
 
L’arcivescovo mons. Lanfranchi celebrerà la Messa di mezzanotte il 24 dicembre in Cattedrale.
Il giorno 25 dicembre presiederà l’Eucarestia alle ore 11.15 a Nonantola e alle ore 18 in Cattedrale.