«Non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato» (At 4,20). Così Pietro e Giovanni rispondono all’ordine del sinedrio di non predicare mai più nel nome di Gesù. «Non possiamo non condividere con voi la gioia dell’incontro con Cristo, di questo meraviglioso incontro che ti cambia per sempre. Se lo tenessimo per noi, nemmeno la nostra gioia sarebbe piena».
E noi come avremmo risposto a quei funzionari che ci imponevano il silenzio? Siamo tra quelli che gridano la logica di Gesù che rinnova il mondo o piuttosto nelle fila di chi ritorna muto alla propria indifferenza indaffarata?
È questa domanda ad accompagnarci dentro l’ottobre missionario di quest’anno, mese in cui la Chiesa è invitata a pregare in modo particolarmente forte per le missioni e a raccogliere offerte per sostenere i missionari nel mondo. «Testimoni e profeti» è il titolo che papa Francesco ha deciso per la Giornata missionaria mondiale 2021, a ricordare la necessità di annunciare a tutti il Vangelo: «Non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato (At 4,20) è un invito a ciascuno di noi a “farci carico” e a far conoscere ciò che portiamo nel cuore. Questa missione è ed è sempre stata l’identità della Chiesa: essa esiste per evangelizzare. La nostra vita di fede si indebolisce, perde profezia e capacità di stupore e gratitudine nell’isolamento personale o chiudendosi in piccoli gruppi; per sua stessa dinamica esige una crescente apertura capace di raggiungere e abbracciare tutti». L’invito è dunque quello riscoprire la vocazione missionaria di ogni battezzato: la natura stessa della nostra fede chiede che essa sia condivisa con tutti, perché la buona notizia di Gesù raggiunga con la sua gioia ogni uomo e ogni donna sulla Terra.
Nella nostra diocesi, il mese missionario si è aperto con la testimonianza di Alberto Degan, frate comboniano, che ha condiviso con noi alcuni tratti del suo essere missionario in Ecuador. Personalmente, credo sia prezioso poter ascoltare come la Chiesa vive e incarna il Vangelo in un angolo del mondo così diverso dal nostro. Come ha ricordato il vescovo Henri Coudray, «noi siamo poveri gli uni degli altri». Cosa la Chiesa ecuadoregna può dire a noi in Italia, a Modena? Con questo spirito ci si è ritrovati tra i banchi della chiesa di Baggiovara per la Messa Missionaria. Fratel Alberto ha condotto, con i suoi racconti, in quartieri tanto poveri da essere stati cancellati dalle nostre mappe, come sono già da tempo dimenticati dalle agende politiche. La loro stessa esistenza ci è in qualche modo nascosta. Le persone che ci vivono, questi impoveriti e impoverite, questi scarti del sistema, sono ancor più trascurabili. Questo stato di non visibilità li rinchiude quasi in una non-esistenza. La nostra economia uccide, il Papa ce lo ricorda spesso, ma infondo le catene di morte che produciamo sono ben lontane dai nostri occhi, non ci toccano. Essere testimone e profeta tra questi dimenticati, significa per Alberto, per quanto possibile, salvare queste persone dalla non-esistenza mostrandone i volti, raccontandone le storie. Significa gridare che queste vite alle periferie del mondo hanno importanza, sono ricordate, interessano a qualcuno.
Dalle parole di Alberto traspare la convinzione di chi sa di lavorare per il Regno dei Cieli, di chi ha scelto di dire di sì allo stile di Gesù, che si fa prossimo a tutti. I testimoni e i profeti del nostro tempo sono spesso operatori silenziosi che si prendono cura nella quotidianità delle persone a cui sono inviati, decidendo di dedicare tutta la propria vita alla missione che Dio ha posto nel loro cuore. Questo invita tutti noi ad essere a nostra volta testimoni e profeti nella quotidianità, consapevoli che ogni minuto speso per il Vangelo è raccolto nelle mani del Padre. Spesso finiamo per rimanere intrappolati nei nostri problemi. In queste occasioni, ci ricorda Alberto, occorre riconoscere di trovarsi ai piedi della montagna: bisogna salire in cima assieme a Gesù per vedere le cose nella loro interezza, con gli occhi fissi sui cieli nuovi e la terra nuova che ci attendono: siamo noi, con Cristo, a tracciare la strada verso un domani più giusto.
Il centro del mese missionario sarà la veglia presieduta dal Vescovo Erio Castellucci sabato 16 ottobre, nella parrocchia di San Faustino, alle ore 21, in cui accoglieremo don Valentino, don Abel e padre Rodrigo per favorire lo scambio tra le nostre chiese locali. Nella stessa occasione pregheremo per una coppia di giovani, Emanuele e Maria Teresa, che hanno deciso di dedicare i prossimi anni alla missione tra le genti.