Verso il secondo anno di ascolto sinodale: “i tre cantieri aperti”

La relazione del Vescovo nell’incontro di fine anno pastorale con sacerdoti e diaconi

 

A settembre si apre il secondo anno di ascolto sinodale (non ancora di bilancio o individuazione di strumenti e risposte pastorali). È possibile già individuare alcune priorità emerse nel primo anno, che saranno al centro del secondo.

Una premessa. Attraverso l’icona di Marta e Maria (cf. Lc 10,38-42), il secondo anno di ascolto – come è stato richiesto dalle sintesi diocesane – continuerà ad adottare lo stile della conversazione spirituale attraverso gruppi sinodali il più possibile aperti e disseminati capillarmente sul territorio; ma verranno proposte, come richiesto da molti, anche altre forme di incontro sinodale, che sulla base di “buone pratiche”, individuate e divulgate durante l’estate 2022 attraverso il sito dedicato, cercheranno di intercettare le persone che nel primo anno non sono stati coinvolte. Si apriranno dei “cantieri”. Le «tre o quattro priorità» individuate attraverso l’incontro nazionale dei referenti (13-15 maggio 2022) e l’assemblea della Cei (24-27 maggio 2022) vengono di seguito proposte sotto forma di “cantieri aperti”, che ogni Chiesa locale modulerà secondo le possibilità e sensibilità.

Il cantiere dei villaggi

«Mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio». Gesù era in cammino con i discepoli (faceva “sinodo”). Girando per le strade con Gesù, i discepoli e le discepole prestano orecchio alle persone che incontrano, immerse nelle mille situazione della loro esistenza. La strada attraversa il villaggio; strada e villaggio sono i luoghi dell’incontro con il mondo, anzi con “i mondi”. Papa Francesco insiste sulla necessità di porsi in ascolto sinodale vero e paziente di tutti coloro che desiderano dire qualcosa, in qualsiasi modo, alla Chiesa. Il mondo è fatto di tanti “mondi”, spesso impossibilitati o disinteressati a far sentire la loro voce alla Chiesa. Questo cantiere potrà aprirsi ai poveri e fragili, agli emarginati e allontanati, ai giovani, alle donne, ai mondi delle culture e delle arti, delle professioni e della politica, del volontariato e delle istituzioni… Il cantiere dovrà avvalersi di molti linguaggi, non solo di quello verbale: le narrazioni passeranno attraverso la creatività artistica, le testimonianze, le forme di servizio, lo sport, l’uso dei social, le tavole rotonde e tutte le modalità che permetteranno, a chi solitamente non parla alla Chiesa e con la Chiesa, di poterlo fare.

Il cantiere delle diaconie

«Marta era tutta presa dai molti servizi. Allora si fece avanti e disse: Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Papa Benedetto XVI, nel discorso di apertura al Convegno pastorale della diocesi di Roma, coniugò corresponsabilità e formazione dei laici: passare «dal considerarli “collaboratori” del clero a riconoscerli realmente “corresponsabili” dell’essere e dell’agire della Chiesa, favorendo il consolidarsi di un laicato maturo ed impegnato» (26 maggio 2009). Il «dille dunque che mi aiuti» di Marta, appello alla corresponsabilità nel servizio, si deve innestare nella “parte migliore” di Maria, lasciandosi plasmare dalla parola di Gesù: solo così le “molte diaconie” di Marta evitano lo stile ansioso e diventano capaci di vera accoglienza. Questo cantiere potrà dunque lavorare sulla corresponsabilità e formazione dei laici, ma anche sulla formazione dei ministri ordinati e dei consacrati, oltre che sulle ministerialità istituite e sulle altre forme di servizio ecclesiale; è poi richiesta da molti una verifica e un rilancio degli organismi di partecipazione (consigli pastorali e degli affari economici), perché siano più luoghi di “discernimento comunitario” e meno luoghi di dibattito e di organizzazione.

Il cantiere delle case

«Una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa». La casa di Betania, il luogo in cui Gesù si ristora, è icona della comunità cristiana, dove Gesù è ospitato come Maestro e come viandante insieme. Per essere davvero “accogliente”, però, alla comunità è richiesto maggiore ascolto del Signore e dei viandanti e minore affanno per la pulizia della casa.

Da più parti si invoca uno snellimento delle strutture ecclesiali, perché siano più agili nell’annuncio del Vangelo e la loro gestione non appesantisca gli operatori pastorali con l’affanno di Marta. Papa Benedetto XVI prospettava una Chiesa fatta più di “minoranze creative” che di strutture efficienti e papa Francesco la paragona ad un ospedale da campo. Si tratta di verificare la sostenibilità e funzionalità delle strutture materiali e di interrogarsi sulle strutture pastorali e spirituali, perché siano poste al servizio della missione e non assorbano energie per la sola conservazione. Questo cantiere si può aprire anche sugli orizzonti del decentramento pastorale, per snellire il “centro” delle comunità e puntare sulle “periferie”, riscoprendo ad esempio le potenzialità della “casa” come luogo di esperienza cristiana (“Chiesa domestica”), sulle strutture amministrative come le “unità pastorali” e simili, e sui passi da compiere per sgravare i pastori dall’eccesso di procedure e incombenze burocratiche e gestionali.

Esiste poi la possibilità di un quarto cantiere: ogni Chiesa locale potrà sceglierlo se e come vuole, valorizzando come priorità una di quelle che risulta dalla sintesi diocesana stilata sulla base del primo anno di ascolto o del Sinodo che eventualmente sta celebrando o ha concluso da poco. In questo modo viene inserita vitalmente le specificità della Chiesa locale nel mosaico del Cammino sinodale italiano.

Modello della sinodalità è la celebrazione eucaristica, dove si sperimentano: il cammino di andata da casa e ritorno a casa; l’ascolto della parola di Dio; l’accoglienza del sacrificio di Gesù nel pane e nel vino; la comunione eucaristica-ecclesiale (Chiesa “corpo di Cristo”); la preghiera comunitaria in dialogo con chi presiede; i diversi compiti (assemblea celebrante, presidente, servizi liturgici); l’invio in missione (“andate”…).

Durante l’estate verranno fatte circolare le esperienze belle e positive registrate nel primo anno di ascolto: lo stile “narrativo”, basato su fatti e racconti, potrà così trovare alimento e sostegno. La tempistica prevede la consegna alle diocesi, ad inizio luglio 2022, del “testo di lavoro” (poche pagine) per il secondo anno di Cammino sinodale.

+ Erio Castellucci